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venerdì 30 marzo 2012

The Raven (2012), il sangue dell’Inferno


di Luca Ferrari

A farci fare un cruento viaggio nell’Inghilterra più cupamente Vittoriana ci avevano egregiamente provato nel 2001 i fratelli Allen e Albert Hughes con From Hell, tradotto con fin troppa fantasia in “La vera storia di Jack lo squartatore” dove Johnny Depp, poco tempo prima di conquistare il pianeta con il pirata Jack Sparrow, diede fattezze e allucinazioni all’oppiomane ispettore Frederick Abberline, che grazie alle sue visioni cercava di impedire al mostro di colpireancora.

Adesso è il turno di James McTeigue con The Raven (2012), dove un pazzo, ispirandosi ai racconti del noto scrittore Edgar Allan Poe (John Cusack), mina la quiete della città di Baltimora lasciandosi alle spalle macabri omicidi e sangue.
In crisi d’ispirazione, Poe sarà costretto suo malgrado a riprendere penna e inchiostro per scrivere nuove storie ogni volta che l’assassino commetterà un omicidio. In ballo c’è la vita della sua bella, Emily (Alice Eve). Rapita, ma a differenza degli altri, tenuta in vita fino a quando lo scrittore non capirà chi sia il misterioso omicida (Ivan il tipografo, interpretato da Sam Hazeldine). È una corsa contro il tempo. A dargli manforte nel disperato tentativo di salvare la giovane, l’energico Detective Fields (Luke Evans).

John Cusack lo ricorderò sempre come il temerario innamorato di Serendipity (2001). Il suo viso rivolto al cielo in piena nevicata, disteso su una pista di ghiaccio a Central Park ha fatto scuola dentro di me. Curioso che l’ultima immagine da vivo del Poe cuasckiano sia esattamente la stessa. Con lui seduto su una panchina, dopo essere stato costretto a ingurgitare un veleno per salvare l’amata, che lancia un ultimo sguardo al mondo puntando gli stanchi occhi verso il cielo, con i fiocchi in arrivo.

Nelle atmosfere e nel personaggio principale, in molti hanno hanno erroneamente visto un po’ del trend ispirato da Guy Ritchie e Robert Downey Holmes. A legare i due personaggi principali al massimo è la passione per l’alcol e un certo modus operandi poco incline a seguire le regole. Di fatto il film di McTeigue è decisamente più oscuro delle commedie del collega, e lo scrittore è molto meno gigionesco di quanto non lo sia il detective.

Pochi spettatori alla proiezione cui ho assistito. Tra di loro, due ragazze vestite dark alle mie spalle con una indossante la t-shirt della cult band Misfits. Il fascino dell’oscuro richiama. La vita e la cinematografia rispondono a modo loro.

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