!-- Codice per accettazione cookie - Inizio -->

venerdì 13 luglio 2012

Santa Maradona, l'urlo contro il precariato

Mondiali USA 1994 - Maradona (Argentina) segna alla Grecia
Stefano Accorsi e Libero De Rienzo tra precariato e tentativi di riscossa. Era il 2001 di Santa Maradona (di Marco Ponti) ma oggi è peggio di allora.


Sono già passati 11 anni dal film di Marco Ponti con protagonisti Stefano Accorsi e Libero De Rienzo, e quella dimensione tragico-lavorativa di Santa Maradona avanza imperterrita, anzi è aumentata a livelli inaccettabili. Lo squallido teatrino della politica più mediocre prosegue per la propria strada di privilegi e comunicati da banditori medievali, spartendosi e gozzovigliando con quel poco di midollo che ancora ribolle nei deserti putrefatti delle nostre speranze.

Eccomi qua. Nel cuore del secondo decennio del terzo millennio. Dovrei essere al top dell’energia fisica e mentale. Non è così. Sulle spalle e dentro i miei occhi sento il fallimento di ogni ideologia possibile e immaginabile. Molti miei coetanei hanno già messo al mondo dei figli. Scelte coraggiose. Farli venire in questo mondo allo sfascio totale è davvero una scelta audace. 

Sono un 35enne che cerca di cavarsela ma che non ha smesso di pensare in grande e guardare oltre ogni orizzonte. Ho smesso di ascoltare i telegiornali. Ho scelto di non seguire più la politica internazionale. Non vado in giro a dire che comunque sono soddisfatto se arrivo all’ultimo atto e poi faccio una figura barbina. Non so dove andrò.

Santa Maradona è un film uscito nel 2001 quando parole come “precariato” e simili non erano così sulla bocca di tutti. Andrea (Stefano Accorsi) è un giovane alla ricerca di un impiego. Fa colloqui. Come vuole la maggior parte della prassi italiana, la maggior parte delle domande non ottiene nemmeno risposta. 

Quei pochi che si prendono la briga di rispondergli, alle volte lo sbeffeggiano pure. Lo fanno venire per ignorarlo. Lo fanno venire per sbattergli in faccia la realtà che nella loro azienda tanto non c’è posto per lui. E Andrea che fa? Torna mesto a casa che divide con l'amico fraterno Bart (Libero De Rienzo). Cerca una strada che non offenda la sua dignità di Essere Umano. Uno stupido essere umano, si. Assolutamente. Perché accettare tutto questo è da folli. Ma non è una messinscena per arrivare a un fine. Magari lo fosse.

Seguendo la logica Gaberiana, dovrei alzare il sipario e fischiettare la frase incerottata - io non mi sento italiano ma per fortuna o purtroppo lo sono? -. Per niente. Non è così per me. E adesso?, chiede uno sconsolato Bart ad Andrea. Adesso proviamo a sistemare le cose, risponde e i due giovani scattano in piedi dal divano. Il film finisce così. Con un loro salto verso il futuro. E forse la chiave di volta è proprio lì. Saltare.

Diego Armando Maradona è stato uno dei più grandi talenti sportivi, e allo stesso tempo uno dei suoi peggiori esempi. Veder inneggiare chi ha bleffato in più di una occasione è allucinante e diseducativo. C’è chi ha atteggiamenti sconvenienti e viene letteralmente “scarlattato” per il resto della propria carriera, anche solo per sospetti o accuse le cui vicende giudiziarie hanno lasciato molti dubbi, su tutti il ciclista Marco Pantani o il corridore Alex Schwazer, e chi fa un gol di mano e viene coccolato da tutta l'ipocrita stampa sportiva parlando addirittura di "mano di Dio". 

Eppure, pur provando tutto questo, innesco un controsenso personale. Mondiali USA ’94. Il 21 giugno a Boston l’Argentina asfalta la Grecia nella gara d’esordio stendendola con un perentorio 4-0. Il terzo gol lo mette a segno lui, Maradona, all’epoca 34enne e dato per bollito. Una rete spettacolare di sinistro al limite dell'area. È un boato. 

Diego corre verso la telecamera indemoniato. Ha gli occhi spiritati. In quell’urlo liberatorio c’è tutta quella rabbia che ci dicono di mettere da parte. Che tanto non ne vale la pena. Nella partita successiva vinta contro la Nigeria, dopo un controllo antidoping, verranno trovate tracce di efedrina nelle urine del calciatore argentino. Cala il sipario su Maradona. In questo momento non m’interessa tutto ciò. Guardo e riguardo quell’urlo indemoniato. Contro tutto e tutti. Fermo immagine. 

 Santa Maradona, il trailer

Santa Maradona - (da sx) Andrea (Stefano Accorsi), Dolores (Anita Caprioli),
Bart (Libero de Rienzo) e Lucia (Mandala Taydes)
Santa Maradona (2001) - Andrea (Stefano Accorsi) e Bart (Libero De Rienzo)

Nessun commento:

Posta un commento