!-- Codice per accettazione cookie - Inizio -->

lunedì 16 luglio 2012

Sleepy Hollow, the Tree of the Dead

Sleepy Hollow (1999) - a sx Ichabod Crane (Johnny Depp) e Katrina Van Tassel (Christina Ricci)
Dalla fantasia cinematografica dark-burtoniana alla realtà in mezzo a un bosco d'oltreoceano. Dove "forse" nemmeno gli audaci si avventurano.

di Luca Ferrari

Cinque anni dopo Ed Wood (1994). Quattro anni prima di Big Fish (2003). Lì nel mezzo un’opera dark liberamente ispirata al racconto La leggenda della valle addormentata di Washington Irving (1783-1859) e rimodellata dalla macchina da presa del regista Tim Burton, Il mistero di Sleepy Hollow (1999).

The Tree of the Dead (Wa) © Luca Ferrari
Sleepy Hollow (titolo originale), una pellicola vista e rivista. Da solo e in compagnia. Al buio e in ore diurne. Poi un giorno, aggirandomi nel cuore verde dello Stato di Washington e più precisamente a ridosso delle Marymere Falls nell’Olympic National Park, un albero diverso dagli altri mi ha attirato in modo quasi magico. Come si celasse forza (oscura). E non ho avuto dubbi. Era lui, l’Albero dei Morti (the Tree of The Dead). Botola per l’aldilà da dove il Cavaliere senza testa (Christopher Walken) usciva al galoppo di un imponente destriero nero per tagliare teste poiché evocato dalla strega lady Mary Archer Van Tassel (Miranda Richardson).

C’è un passato doloroso sepolto dentro l’anima ferita dell’ispettore Ichabod Crane (Johnny Depp). Era solo un bambino quando vide la follia del fanatismo religioso uccidere in modo disumano la dolce madre (Lisa Marie) perché sospettata di stregoneria. Qualcosa è rimasto dentro. Sepolto, ma con segni evidenti sulla sua stessa linea d’esistenza.

Adesso, alle sognlie del XX secolo, Ichabod è grande. Lavora per la legge. È un pioniere dell’approccio scientifico, mal visto però dai suoi bigotti superiori ancora legati a facili carcerazioni e dicerie. Per questo viene spedito nel villaggio sperduto di Sleepy Hollow dove si sono verificati una serie di omicidi  al quanto insoliti: uomini e donne tutti decapitati.

Atmosfere oscure al massimo splendore di Tim Burton. Terzo capitolo della trilogia gotica dopo Beetlejuice (1988) ed Edward mani di forbice (1990). Niente vampiri. Niente licantropi. Attualità senza macedonie dal facile orrore patinato. Attenti alle vostre grandi e sicure città, ogni storia ha le proprie candele da spegnere. Le porte delle nostre case sono un’illusione animata di quello che è già stato generato e segregato. Allora come oggi l’estremismo delle credenze quotidiane mette in discussione qualsiasi principio pensassimo invalicabile. 

Non basterà una spada, un fucile o una mossa di karate per mettere in fuga ciò che ci perseguita. Prevaricazioni politico-religiose/economiche continuano ad avvelenare le civiltà e non vedo uomini-pipistrello Nolaniani o "Burtoniani" che siano, capaci di uscire da pozzi profondi per venirci a salvare. Bendare un cavallo non è neanche un inizio. Oggi le porte del Male non sono nascoste in qualche bosco intricato, ma crescono in forma autonoma nel giardino sepolto dalla terra sempre più cementificata. Serve una favola cui credere. Bisogna saper distinguere quale libro lasciato aperto sotto il letto sia la freccia da scagliare in prima persona contro i tanti malefici quotidiani. 

Il corso del nuovo millennio appare ancora intrappolato in secoli molto bui.

Il mistero di Sleepy Hollow (1999, di Tim Burton)

Nessun commento:

Posta un commento