!-- Codice per accettazione cookie - Inizio -->

mercoledì 4 settembre 2013

Capitan Harlock, la ricerca della verità


L’umanità è in declino. Il potere ci tiene ignoranti e prigionieri. Qualcuno però è ancora capace di lottare e guardare avanti, Capitan Harlock (2013, di Leiji Matsumoto).
Visto che abitiamo in quest’epoca, non possiamo fare finta di nulla, no? Potrebbe essere lo slogan di qualche manifestazione di piazza. Potrebbero essere le parole dell’eroe mascherato V (Hugo Weaving). Non è così. Shinji Aramaki porta sul grande schermo uno dei “manga” cult degli Anni Settanta (forse più attuale oggi che allora) realizzato da Leiji Matsumoto: Capitan Harlock, il cui cartone animato fu trasmesso per la prima volta su Rai2 nel 1979.

A dispetto dei blocchi americano-sovietici dell’epoca, il silenzio totale su moltissimi conflitti e sui diritti umani, oggi siamo ancora più schiavi di quarant’anni fa. E chi lotta per mostrare cosa “matrixanamente” nasconda la censura, è un fuorilegge, un no global o nel caso specifico, un Capitano intergalattico di una nave pirata.

Eroi e controeroi. Segreti e intenzioni. Dopo Gravity, un nuovo viaggio nello spazio 3D è sbarcato sull'isola della 70° Mostra del Cinema, Harlock: Space Pirate (2013, di Leiji Matsumoto). Definito da James Cameron, “visivamente senza precedenti”, il lungometraggio lascia emergere tormenti interiori che non si limitano. Si sviluppano e imparano. Harlock è un eroe pronto a sacrificarsi anche per l’ultimo arrivato nella ciurma dell’Arcadia, la nave fantasma alimentata in modo perpetuo da una misteriosa massa oscura.

Salva il giovane Logan pur sapendo che è una spia. Gli offre una chance per capire per cosa valga la pena di vivere e morire. Harlock non è un dio invulnerabile che pretende cieca obbedienza. Pur essendo diventato un fantasma, mantiene nel proprio mondo quell’umanità che il Consiglio di Gaia al contrario ha privato e sta privando il mondo con una delle tante messinscene, ancor oggi valide per moltissimi di noi (democrazia è la più abusata). 

 Le tenebre sono lì. Ovunque. Avanzano dentro e fuori di noi. Possiamo rassegnarci o costruirci una propria nave e volare dove decidiamo noi. Capire il mondo e cambiarlo senza piegare la testa si può. Ma questo (quasi) nessuno ve lo verrà mai a raccontare, se non in punto di morte quando la redenzione è una facile scorciatoia per la propria dissoluzione organica.

Il supremo dittatore che decide ogni cosa alla fine parla di mera illusione. Tanto tutti dobbiamo morire. È indubbio, ma perché lasciare macerie al futuro? È questa la logica delle tante politiche deleterie che stanno devastando il Pianeta Terra. Si consolida la propria posizione perché tanto a noi non toccherà dover fare i conti con quelle azioni che al contrario deformeranno l’esistenza stessa. Una vita che sta già lottando per sbocciare ancora.

Portino pazienza gli amanti del genere che non hanno potuto essere a Venezia, ci sarà da aspettare il 1 gennaio2014 quando la Lucky Red distribuirà Harlock: Space Pirate anche in Italia. Non aspettatevi però la mitica sigla del cartone animato, Capitan Harlock/I corsari delle stelle, scritta da Luigi Albertelli e cantata da La banda dei bucanieri. Nemmeno in versione nipponica con quella musica inconfondibile con cui molti di noi sono cresciuti. Se non sbaglio faceva all’incirca così, Il suo teschio è una bandiera che vuol dire libertà. Vale la pena cantarla, e crederci anche un po' (...).

 Guarda il trailer di Capitan Harlock (2013, di Leiji Matsumoto)

Harlock: Space Pirate
Harlock: Space Pirate (2013, di Leiji Matsumoto)
Harlock: Space Pirate (2013, di Leiji Matsumoto)

Nessun commento:

Posta un commento