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mercoledì 14 maggio 2014

Principessa Mononoke, condividiamo la vita

Principessa Mononoke - San e Ashitaka
Fiaba ecologista nel nome di un mondo aperto al dialogo. Dai delicati disegni di Hayao Miyazaki, Principessa Mononoke.

di Luca Ferrari

Spiritualità. Vendetta. Possesso. Sacrificio. Romanticismo. Mitologia. Futuro. Il grande cinema animato di Hayao Miyazaki ha qualcosa da dire, e lo fa con metafore, colori e poesia. A distanza di quasi vent'anni dalla sua uscita, in occasione della Festa del Cinema, è tornato sul grande schermo Principessa Mononoke (1997), uno degli indiscussi capolavori del regista nipponico, Premio Oscar 2005 nonché Leone d'Oro alla carriera alla 62° edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia.

Una maledizione dalle fattezze animali (cinghiali) si avvicina minacciosa a un villaggio. L'eroico Ashitaka, capo della tribù degli Emishi, ben conscio di cosa potrebbe comportare il suo gesto, si sacrifica e uccide la bestia. Le conseguenze si fanno subito sentire, e vedere. Una grossa macchia violacea compare sul braccio destro del giovane, equivalente a prossima morte. Come spiegatogli però dalla saggia del posto, la sola possibilità di tentare di cambiare un destino segnato è quello di recarsi verso le foreste proibite dell'Ovest, da dove ha avuto origine l'anatema.

A dorso del fido stambecco, ha inizio un viaggio che culminerà con l'incontro/scontro con due mondi opposti e fatali nemici. Da una parte la Natura, rappresentata dalla Principessa Spettro (Mononoke) San e lo Spirito della Foresta, dall'altra la comunità della Città di Ferro che distrugge i boschi e la montagna per produrre il prezioso materiale, guidata da Lady Eboshi e l'avido gruppo dei cacciatori capitanati dal finto monaco, Jigo. Ashitaka si trova nel mezzo di una guerra, e in ballo c'è la sua stessa vita.

Oltre due ore di film senza nessun effetto tridimensionale. Ancor più di allora, oggi nel terzo millennio inoltrato la storia della Principessa Mononoke è quanto di più attuale si possa immaginare. Senza nessun costoso effetto 3D, Miyazaki sorprende. La forma umana della divinità che si aggira nella notte è stupefacente. I piccoli candidi kodama, creaturine fatate del bosco, sono sogni senza età.

Miyazaki (La città incantata, Il castello errante di Howl, Si alza il vento) sposa la causa ambientalista ponendo l'annoso dilemma della coesistenza tra ecosistema e sviluppo. Sono davvero due facce (inconciliabili) della stessa medaglia? La natura è il prezzo che bisogna pagare per produrre energia e garantire sempre maggior agi alla razza umana?

Emblema e fulcro della storia miyazakiana, lei. San, la principessa Mononoke. È un'umana abbandonata e allevata dai lupi bianchi. Odia l'uomo e vuole difendere la Natura. Ashitaka però è diverso. Non è un assassino incapace di guardare oltre la sete di potere e ricchezza. I due si scontrano. Si feriscono. Si parlano. Si lasciano, ma non si odiano. Si incontreranno ancora. Anche se forse si amano, appartengono a due mondi diversi. Resteranno separati ma ci sarà sempre la possibilità di fermarsi e parlare. Un piccolo germoglio da cui far sbocciare un nuovo mondo.

Il trailer di Principessa Mononoke

Principessa Mononoke - i Kodama
Principessa Mononoke - il dio bestia
Principessa Mononoke - Lady Eboshi
Principessa Mononoke - San, la Principessa Spettro 

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