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venerdì 7 novembre 2014

Trainspotting, io cambierò

Trainspotting - Mark Renton (Ewan McGregor)
Demoni, riscossa e memoria. Non capita tutti i giorni di rivedersi un film rimasto nel passato da diciott'anni. A me è appena accaduto, con Trainspotting (1996).

di Luca Ferrari

Una nebbia spietata ad attendermi fuori dalla sala cinematografica. Lì dentro era stata appena consumata la visione di una delle pellicole più chiacchierate del momento, Trainspotting (1996 di Danny Boyle), basato sull'omonima novella di Irvine Welsh, con protagonista quel Ewan McGregor che negli anni successivi si sarebbe sempre più imposto come attore versatile e capace. Il film fu un pugno nello stomaco. Scene crude. Siringhe in vena. Tragedie. Astinenza. Qualcosa che non può non colpirti se hai 19 anni e il mondo lì fuori non è che un gigantesco essere carnivoro travestito da punto di domanda incancrenito.

Ci sono film che guardi e riguardi fino a ricordarti ogni singola battuta. Ci sono film di cui vuoi sempre più assaporare i dialoghi, arrivando a saperli realmente a memoria. Ci sono poi film che come si suol dire - una volta basta e avanza -. Vuoi per i ricordi, vuoi per il tema, vuoi per ragioni personali. Trainspotting è stato uno di questi fino a mercoledì 5 novembre 2014, quando ne ho semplicemente riassaporato l'intera visione.

Per rivedere un film come Trainspotting devi accettare che si accenderà una lotta dentro di te. Rivedere Trainspotting per la prima volta dopo quell'unica visione nell'autunno del '96 significa piazzarsi volontariamente davanti ai cocci di uno specchio, rischiando di cadere dopo qualsiasi espressione. Eppure lo fai, accendi il computer come se fosse l’azione più naturale del mondo.

Scozia, anni Novanta. Un gruppetto di amici portano avanti un’esistenza scandita (a seconda) da eccessi di droghe e alcol. Mark (Ewan McGregor), Spud (Ewen Bremner), Sick Boy (Jonny Lee Miller), il violento Begbie (Robert Carlyle) e l'inizialmente pulito Tommy (Kevin McKidd). Nessuno lavora o quasi. Furtarelli, assegno di disoccupazione e ogni volta che hanno qualche sterlina in tasca (Begbie e Tommy a parte), finiscono tutti nelle tasche del loro spacciatore di fiducia, Swanney (Peter Mullan), detto anche Madre Superiore.

Droga, droga e ancora droga. La morte di un neonato figlio di un’amica tossicomane è la quasi goccia che fa traboccare il vaso e dopo l’ennesima pera con annessa dolorosa riabilitazione, Mark decide di rompere col passato. Abbandona la natia Scozia e ricomincia una nuova vita a Londra. Lavorando. Pagando le tasse. Conducendo una vita sana. I colori vivaci della City pre-Blairiana sono una ventata d’aria fresca rispetto al grigiore scozzese appesantito da colazioni inenarrabili, e dove la sola e unica via d’uscita per l’uomo sembra sia quella di non cercare alcuna via d’uscita. La nuova frontiera inglese tiene il passo fino all’arrivo di Begbie, a cui segue Sick Boy. E coi vecchi amici tornano anche i vizi di un tempo. C’è allora bisogna di qualcosa di definitivo per svoltare sul serio, e cambiare.

Sono passati quasi vent'anni da allora, dalla storia di Trainspotting. Sarà davvero cambiato Mark? Avrà messo la testa a posto come diceva nello speranzoso finale, sottolineando di non vedere l’ora di cominciare questa nuova esistenza? Avrà davvero scelto la famiglia, il lavoro, “il maxi televisore del cazzo”, la lavatrice, la buona salute, il colesterolo basso, la polizza vita, il mutuo, la prima casa, la moda casual, le valigie, i figli, l’orario d’ufficio, i tanti maglioni, la pensione privata e l’esenzione fiscale?

Trainspotting, storia di sbandati dove uno solo alla fine riesce a uscire dal gregge marcio scegliendo il sole. Trainspotting, storia di spietata tossicodipendenza dove l’unica vittima adulta soccombe per amore, sprofondando nella dipendenza più letale dopo essere stato mollato dalla propria ragazza.

Qualche scena esilarante in Trainspotting, ma c’era e c’è ben poco da ridere. Il film uscì in un’epoca in cui molto stava cambiando. La musica erede degli anni Sessanta per coscienza sociale e impegno politico era ormai stata soppiantata da una superficialità disarmante (proseguita imperterrita nel terzo millennio), il tutto condito dai rave party dello sballo più chimico.

Il mondo però va avanti. Tutto cambia. Lo ripete a Mark anche la giovane Diane (Kelly Macdonald). Quella affermazione andrebbe rivista. Quasi tutto non cambia. Forse quel poco di buono che c’è nel mondo ci riesce, il resto soccombe ai propri limiti. Affogando nella gommosità del proprio stridente rossore. Lasciando incautamente solitario un mondo dove il dolore chiede solo una pausa dai pregiudizi.

Trainspotting - Marc sceglie la vita

Trainspotting - Mark (Ewan McGregor) e Madre Superiore (Peter Mullan)
Trainspotting - Mark (Ewan McGregor) si fa di eroina
Trainspotting - la giovane Diane (Kelly Macdonald)
Trainspotting - Begbie (Robert Carlyle), Sick Boy (Jonny Lee Miller) e Mark  (Ewan McGregor)

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