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martedì 18 agosto 2015

Leoni per agnelli, a colloquio dal prof. Redford

Leoni per agnelli - il prof. Malley (Robert Redford) a colloquio con Todd (Andrew Garfield)
Auguri di buon compleanno Robert Redford. In particolare al “tuo” Stephen Malley (Leoni per agnelli), un professore che avrei tanto voluto incontrare nella mia vita.

di Luca Ferrari

Robert Redford fa parte della storia del cinema. Da Butch Cassidy (1969) al romantico truffatore in cerca di vendetta Johnny Hooker ne La stangata (1973) passando per il Bob Woodward di Tutti gli uomini del presidente (1976), alcuni suoi personaggi sono entrati nel mito della settima arte. Oggi 18 agosto Robert Redford (Santa Monica, 1936) compie 79 anni e il mio regalo per lui è il racconto veritiero di un rimpianto: non aver mai incontrato nella mia vita il “suo” prof. Malley.

Ci sono persone che ti cambiano la vita, questo è risaputo. Allo stesso tempo però ci sono anche dei non-incontri che lo possono fare e in modo ancor più dirompente e decisivo. A me è accaduto con Robert Redford, quando nel 2007 diresse e interpretò il suo settimo lungometraggio: Leoni per agnelli, film che vede nel cast anche Meryl Streep nei panni della giornalista Janine Roth, Tom Cruise è lo sprezzante politico Jasper Irwing e Andrew Garfield, un giovane studente. Un film politico ambientato nel cuore della guerra al terrorismo condotta dagli Stati Uniti.

Fin da quando vidi la pellicola per la prima volta in quel lontano 6 gennaio 2008 al cinema Astra del Lido di Venezia, il suo personaggio interpretato mi rimase impresso in modo profondo. Lui era Stephen Malley, professore di Scienze Politiche alla West Coast University. Un insegnante deciso a non abbandonare Todd Hayes (Andrew Garfield), un tempo studente brillante e ora sulla via della perdizione mentale.

Visto che state leggendo questo articolo, magari vi starete chiedendo il perché di un simile legame. Di cosa si tratterà: mera stima cinematografica o magari nella mia vita ho incontrato qualcuno che mi ricorda Malley? No, è esattamente il contrario. Uno come Malley non l’ho mai incontrato. Non mi sono mai seduto davanti a lui. Non ho mai avuto la fortuna di rientrare al centro della strada evitandomi emorragie e logoranti attese.

Gli sforzi fatti hanno avuto effetto fino a un certo punto. E se non ho ancora ottenuto ciò che volevo, significa che non ho fatto abbastanza o comunque l'ho fatto male. È mancato qualcosa. È mancato forse qualcuno. Così, ogni volta che vedo questo film, s’insinua la malinconia di non aver mai incontrato una persona di questo spessore lungo il mio cammino e forse oggi sarei potuto essere altrove. Diverso. Più risoluto. O magari questa persona l’ho incontrata, semplicemente non l’ho riconosciuta. Il risultato a ogni modo non cambia.

Così, nel giorno del compleanno di Robert Redford sono qui a rivedermi per l’ennesima volta Leoni per agnelli e invidiare il giovane Todd per l’opportunità che il prof. Malley gli sta concedendo. Un intenso e sincero colloquio di un'ora per capire perché uno studente brillante “che puntava alla giugulare di ogni dibattito e leggeva tutto” (come gli dice il maturo docente), adesso si è spento e sembra non importargliene più niente di nulla.

Se Socrate, Platone e Aristotele non possono aggiustare le cose, Todd Hayes che può fare?” chiede. L'arringa difensiva dello studente è inattaccabile. Perché sbattersi quando si può comunque godere delle comodità che la vita gli ha riservato? Lui non è come i suoi compagni di corso Ernest (Michael Peña) e Arian (Derek Luke), arruolatisi nell'esercito per uscire dalle maglie dei debiti universitari con la speranza di tornare vivi dall'Afghanistan (se ci riusciranno), prendersi un Master e darsi da fare attivamente nella vita sociale e politica.

Todd è un privilegiato e allora perché impegnarsi per diventare qualcuno che alla fine il Sistema inghiottirà comunque? Perché non godersi semplicemente la vita senza infamia né gloria? “Pagherò le tasse e mi fermerò agli stop” dice quasi scherzando. “Per poco non mi convinci che sai sul serio di cosa parli” la replica di Malley che poi rincara la dose entrando sul proprio vissuto, “Sono ancora qui (all’università, ndr) perché sono un uomo egoista. Egoismo per quelle rarissime volte in cui sai davvero di avere qualcuno in una delle tue classi col dono di poter fare grandi cose su vasta scala”.

Non è solo questione di talento buttato via. Forse Malley vede in Todd l’emblema di quel mondo che potrebbe fare la differenza ma si nasconde dietro quella staticità che i governanti alimentano proprio per non trovare ostacoli nel loro modo di lavare il cervello e fare come gli pare. Lui è un uomo che è stato obbligato ad andare a combattere in Vietnam ma la ferita più grave l'ha riportata una volta tornato a casa, quando si unì alle proteste contro quella guerra ingiusta. Quella stessa che ora sta devastando l'Afghanistan.

Malley alla fine è un uomo che crede ancora. Todd ha già capito che non ne vale la pena, che a prescindere dall’entusiasmo e competenza che ci potrà mettere, quei signori dei piani alti vinceranno sempre e comunque. Anche se è una sfida impari, Malley preferisce comunque provare e non riuscire, “perché qualcosa ti resterò dentro”. Per Todd è inaccettabile questo modo di pensare.

Parola dopo parola, conversazione dopo dialogo, Todd inizia a sentir meno le proprie rilassanti certezze ma non è scritto nulla nel suo domani e Robert Redford (auguri ancora, ndr) non è così presuntuoso dal far credere allo spettatore che una volta uscito dall'ufficio di Malley, lo studente cambierà registro avviandosi a chissà quale rivoluzionaria carriera politica. Si lamenterà ancora? Mollerà del tutto? Lascerà che il mondo continui a ripopolarsi di pescecani senz’anima senza fare nulla? Ha davvero compreso ciò che ne sarà di sé e del suo futuro? E io? E voi?

Leoni per agnelli - Todd Hayes (Andrew Garfield) medita sul proprio futuro

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