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mercoledì 16 marzo 2016

Ave, Cesare! Il cinema del cinema

Ave, Cesare! - Hobie Doyle (Alden Ehrenreich) e Laurence Lorenz (Ralph Fiennes)
Nella Hollywood degli anni ’50 si sta girando un nuovo film, Ave Cesare! Nelle sale del terzo millennio i fratelli Coen ci raccontano qualche curioso retroscena.

Ci sono film per la cui intera durata della visione ti chiedi ossessivamente: ma il regista c’è o ci fa? Trattandosi di Ethan e Joel Coen la risposta dovrebbe venire da sé anche se ogni nuova pellicola è sempre un ricominciare da zero. Dopo aver curato la sceneggiatura della recente opera Spielberghiana Il ponte delle spie (2015), i 4 volte premi Oscar sono tornati dietro la macchina da presa riuscendo ancora una volta a sorprendere. Pur non allontanandosi troppo dai sotterfugi della Guerra Fredda, ecco il surreale Ave, Cesare! (2016), ambientato nella Hollywood dei peplum cinematografici.

Le riprese del nuovo kolossal Ave, Cesare! stanno per terminare. Tutto procede alla stragrande fino a quando l’indiscussa star protagonista, il bamboccio Baird Whitlock (George Clooney), non viene misteriosamente rapito da un nugolo di facinorosi intellettuali comunisti che passano il tempo a parlare e teorizzare, sognando l’amata Mosca e l’Internazionale. Sulle sue tracce gli viene messo il pragmatico fixer Eddie Mannix (Josh Brolin), conteso tra l'amore per il proprio mestiere e una nuova opportunità di carriera nel campo dell’aviazione lontano dai capricci di attori e attrici.

L'Hollywood degli anni d'oro torna protagonista sul grande schermo del terzo millennio. La nostalgia di una certa epoca dove c’era meno perfezione ma più creatività aleggia nel racconto dei Coen (Il grande Lebovski, Fratello dove sei, A proposito di Davis). Fare un film tributo chiunque sarebbe in grado di realizzarlo. Ave, Cesare! è una storia che ha già una storia, e di sicuro unisce molte più storie. È una storia con la Storia. Le star di allora non sono i racconta-ogni dettaglio del giorno d’oggi. Erano inarrivabili soggetti sognati e risognati. Bramati.

Come due sopraffini artisti, i Coen sanno di avere tra le mani molte terre di primissima qualità ma invece di abbagliare il pubblico con acrilici mono-colori sgargianti, rovesciano volutamente le boccette sullo schermo lasciando emergere un quadro a metà tra Pollock e Monet. Ecco dunque passare da una doppia-tinta Swinton (Tilda) a un dandy Fiennes (Ralph), il cui "pacato" profumo del foulard avanza elegante nell’aere cinematografico. Uno sguardo altrove ed eccoli immetterci pure una spruzzata smeraldo Scarlett (Johansson), il tutto arricchito da un soffuso Jonah-tratteggio Hill per poi lasciarsi trascinare da ulteriori e impreviste Tatum-direttrici (Channing).

Ma in questo oceano di impennate attoriali, a ergersi in un gradino più degli altri è il giovane Alden Ehrenreich, qui nelle vesti dell’attore Hobie Doyle, passato (nel film) dalle acrobazie western dov’era un indiscusso protagonista a ruoli più maturi e meno selvaggi. Un conto però è chiamare un cavallo col fischio, un conto è rivolgersi a un’elegante fanciulla. Il suo difetto di pronuncia e incapacità recitativa sono a dir poco grandiose. Non oso immaginarlo in lingua originale su cui i cinema italiani continuano a fare gli gnorri.

In un’epoca poi d’isterismi religiosi, l’acume Coeniano si riversa sulle Fedi con tanta di quell’ironia da lasciare incredulo lo stesso Mannix. Facendo un film dove è presente anche la figura di Gesù, è bene evitare qualsiasi futuro problema. Eccolo dunque al medesimo tavolo insieme a un prete cattolico, un pastore protestante, un
sacerdote greco ortodosso e un rabbino ebraico. Ma più che a scatenare ire sulla pellicola, sulla quale al massimo viene mossa qualche critica stilistica, sono gli stessi ministri religiosi a darsele sull’eterna questione: Cristo figlio-non figlo di Dio.

Assurdo. Egoista. Geniale. Mi sono svegliato stamane e ancora pensavo ad Ave, Cesare! (2016, di
Ethan e Joel Coen). Pensavo e ridevo. Ridevo e pensavo. Non mi capita così spesso. Qui non ci sono supereroi. Ci sono prime donne (in senso generico) egoiste che giocano per se stesse. Nessuna elucubrazione. Nessuna psicologia con cui intortare l’umanità. L’essere umano è quello che è, debolezze e passioni incluse. E la scelta finale di Manning ha tanto il sapore da sorriso-The End con cui possiamo uscire dalla sala e sentirci soddisfatti di come sapremo comunque vivere la nostra vita.

Immergiti nell'atmosfera di Ave, Cesare!

Ave, Cesare! - Thora Thacker (Tilda Swinton) ed Eddie Mannix (Josh Brolin)



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