!-- Codice per accettazione cookie - Inizio -->

venerdì 30 settembre 2016

Fuocoammare, il cinema della speranza

Fuocoammare (2016, di Gianfranco Rosi)
Il dramma dei  migranti sbarcati a Lampedusa. Fuocoammare (2016, di Gianfranco Rosi). Il film italiano selezionato per concorrere alla cinquina dell’Oscar per il Miglior film straniero. Una scelta non condivisa da tutti.

Stremati. Indifesi. Annegati. È il dramma quotidiano di uomini, donne e bambini in arrivo sulle coste greche e italiane. Un viaggio talvolta della morte al termine del quale, ad attenderli, c’è spesso una vita grama, pregiudizi e indifferenza (istituzioni europee incluse). Un dramma questo raccontato nel documentario Fuocoammare (2016, di Gianfranco Rosi), film vincitore dell’Orso d’oro al Festival di Berlino 2016 e opera italiana scelta per concorrere alla cinquina dell’Oscar 2017 come Miglior film straniero.

Il cinema fa sognare. Il cinema fa riflettere. Il cinema può ispirare per cambiare. Fuocoammare è un documentario ambientato sull’isola siciliana di Lampedusa, terra di sbarchi di persone in fuga dall’orrore delle guerre, dittature e/o povertà. La sua nomination non ha convinto tutti, a cominciare da Paolo Sorrentino che lo ha bollato come “mero documentario”, cosa che senza dubbio è, e per questa ragione secondo il regista Premio Oscar de La grande bellezza, "sarebbe dovuto rimanere nella categoria specifica (di cui è in corsa per l'Academy) lasciando il posto a un altro film italiano, e invece così ha recato un danno al cinema nostrano".

Condivisibile o meno, se un'opera vale perché dovrebbe limitarsi a un'unica categoria se ha i mezzi per lasciare il segno? La dichiarazione del giurato Sorrentino poteva essere evitata, ma in questo l'Italia non è seconda a nessuno. Non di meno il regista partenopeo sembra avere la memoria piuttosto corta. Al Festival di Cannes 2004 con l'allora Presidente di giuria Quentin Tarantino, Michael Moore conquistò la
Palma d’oro con il film-documentario Fahrenheit 9/11. Non ho ricordi di futili e analoghe polemiche per la natura del lavoro del regista americano.

Non sarà facile arrivare alla Notte delle Stelle per Fuocoammare. Per sapere se il film e il suo regista siederanno al mitico Dolby Theatre di Los Angeles, bisognerà attendere il 24 gennaio 2017 quando verranno comunicati i titoli dei 5 film in gara. Oltre all'opera italiana, in lizza ci sono anche il cileno Neruda di Pablo Larrain, l'iraniano The Salesman di Asghar Farhadi, il russo Paradise di Andrei Konchalovsky, il film animato svizzero Ma vie de courgette
di Claude Barras, il tedesco Toni Ermann di Maren Ade e lo spagnolo Julieta (2016, di Pedro Almodovar).

Fuocoammare è stato selezionato in una ristretta lista della quale facevano parte altre sei pellicole, a cominciare dai due preferiti del pubblico: Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese e Lo chiamavano Jeeg Robot di Gabriele Mainetti, la cui "bocciatura per la strada dell'Oscar" ha scatenato l'ormai consueta becera volgarità su Facebook. Oltre a questi, rimandati anche Suburra di Stefano Sollima, Pericle il Nero di Stefano Mordini, Indivisibili di Edoardo De Angelis e Gli ultimi saranno ultimi di Massimiliano Bruno

Senza nulla voler togliere all’attualità del film di Genovese, lo spessore umano non è paragonabile all’opera di Rosi. Semplicemente è di un’altra categoria. Da una parte ci sono i 40enni alle prese con le proprie miserie esistenziali, figli troppo cresciuti di una tecnologia moderna dove emerege tutta la propria incapacità di vivere una vita umanamente sana coltivando e valorizzando relazioni oneste fatte di gioie, paure e soprattutto confronti. Dall’altra c’è un dramma costante nelle acque europee di cui si parla soprattutto con slogan buonisti-elettorali e un'esagerata ignoranza retorica.

Quanto agli altri candidati, aldilà dell'eccessivo chiasso e i troppi e immeritati David i Donatello ricevuti, il tanto decantato Lo chiamavano Jeeg Robot non è che l'ennesimo minestrone criminoso con furba strizzata d’occhio al trend del momento, i cinecomics americani. Non è da meno, anzi lo è decisamente, Suburra, dove il trend italiano di Gomorra ormai detta spietata e incontrastata legge portando ormai alla saturazione del genere. Opere modeste che si salvano per alcune singole e interessanti prove attoriali, in particolare Ilenia Pastorelli (Jeeg) e Claudio Amendola (Suburra).

Del tutto diverso il caso de Gli ultimi saranno ultimi con l’ottima interpretazione di Paola Cortellesi. Magari scontato e dal finale un po’ troppo facilitone, ma angosciante e incentrato sul dramma contemporaneo del precariato e delle gravidanze sempre più mal digerite nei posti di lavoro in barba ai diritti basilari e il cosiddetto progresso sociale. 

Sorrentino avrebbe preferito Indivisibili di Edoardo De Angelis. La sua è un opinione e come tale va rispettata ma allo stesso tempo dovrebbe capire che certe tematiche sono più importanti anche dei propri gusti personali. Nel mar Mediterraneo c’è gente che sta morendo e muore ogni giorno. Pensare che il messaggio e la cultura di Fuocoammare possano arrivare sempre più lontano anche grazie agli Oscar (cosa auspicata da Meryl Streep durante la consegna del massimo premio a Berlino), contribuendo così ad alimentare la speranza di costruire un mondo migliore, è qualcosa che tutti dovrebbero sostenere, Paolo Sorrentino incluso.

Fuocoammare (2016, di Francesco Rosi) sarà trasmeso in prima visione su Rai3 lunedì 3 ottobre h. 21.

Il trailer di Fuocoammare

Fuocoammare (2016, di Gianfranco Rosi)

Nessun commento:

Posta un commento