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sabato 2 dicembre 2017

Assassinio e sbadigli sul "Polarient" Express

Assassinio sull'Orient Express (2017, di Kenneth Branagh)
Inutile e frettoloso. La nuova trasposizione del celebre giallo di Agatha Christie, Assassinio sull'Orient Express, è quanto di più mediocre ci si possa aspettare e col finale emblema del business ammazza-arte.

di Luca Ferrari

Massa e luci. Pan di Spagna e guacamole. Jack Sparrow a bordo del Polar Express. Assassinio sull'Orient Express (2017, di Kenneth Branagh) doveva essere un thriller. Nella realtà dei fatti non lo è. Nauseabondo dolce pre-natalizio con mascarpone e acciughe. Ennesimo prodotto della non più fabbrica dei sogni, ma carezza di cortesia con le nocche su facce ancora sonnolente di un riposo tardo mattutino. Mettetevi (s)comodi, è il momento di Assassinio sull'Orient Express (2017, di Kenneth Branagh).

Dopo il suo ultimo caso brillantemente risolto, l'investigatore belga Hercule Poirot (Kenneth Branagh) viene richiamato d'urgenza a Londra per l'ennesimo caso da risolvere. Per sua fortuna a Istanbul incontra il giovane amico di vecchia data Bouc (Tom Bateman), nipote del direttore della compagnia titolare del famoso treno Orient Express. Eccolo dunque salire a bordo e attraversare tutta l'Europa fino a Calais, in Francia, per poi imbarcarsi per l'Inghilterra. Un imprevisto intanto si abbatte sul treno. Una slavina gigante lo ha fatto deragliare ed è ora fermo nel nulla.

Il tempo di fare la conoscenza del losco Samuel Racthett (Johnny Depp), e di lì a poco eccolo cadavere nella propria cuccetta. Molti indizi (una misteriosa vestaglia, un bottone di una divisa da capotreno) sembrano indicare un misterioso uomo passato dalla attigua cabina della signora Hubbard (Michelle Pfeiffer), la verità però è molto più intricata e attinge al crudele omicidio di una bambina, Daisy Armostrong, rapita anni prima da un certo Cassetti. Inutile girarci attorno, l'omicida è ancora sul treno e Poirot è chiamato a risolvere il mistero.

Interrogatorio dopo interrogatorio, le bugie lasciano spazio alla tinte della luce, quella poca ed accecante che si lascia (intra)vedere.

Perché, perché un regista dalle indubbie qualità com'è  Kenneth Branagh (Frankenstein di Mary Shelley, Thor, Cenerentola) ha scelto di imbarcarsi in un'avventura così ardita finendo per offrire un prodotto che potrà al massimo conquistare ragazzini e neofiti della settima arte? Poteva fare di meglio. Poteva fare di più e soprattutto poteva fare altro. Il risultato è un ibrido deciso a recuperare spettatori da ovunque, senza badare al dolore più lancinante della storia originale.

Con ancora negli occhi il capolavoro diretto da Sidney Lumet nel 1974, mi accingo ad andare al cinema Rossini di Venezia per assistere nella sala più grande alla proiezione di Assassinio sull'Orient Express di Kenneth Branagh. Fin dalle prime battute percepisco subito una certa frettolosità di regia. I personaggi si rivelano in pochi attimi. Poirot è di corsa e di conseguenza anche l'assassino. I personaggi non hanno il minimo mordente, Poirot incluso. Nessuno lascia davvero il segno.

Il finale poi, che per questioni di spoiler non sto qui a rivelare, è l'emblema del cinema arraffa-polli. Studiato a tavolino per chiudere la questione Orient Express e rimandare a un futuro prossimo e “pagato”. L'originale degli anni '70 era di tutt'altra pasta. Un film allora, capace di non farti chiudere occhio la notte. La pellicola diretta da Branagh è una fetta di torta ben preparata, capace di soddisfare ogni palato, dai bambini agli anziani, e per questo finendo per essere dimenticato già al secondo boccone.

Remake, remake e ancora remake. È questo che passa il convento alle masse. Film scadenti che puntano solo sui grandi nomi, effetti speciali e il grande titolo. Il resto è il niente. Film fuori epoca pari allo zero. L'arte, la vera arte è un'altra cosa. L'arte è lo specchio di un'epoca e non una sterile fotocopia del passato. Se i Nirvana avessero pubblicato oggi Nevermind, nessuno li avrebbe mai presi in considerazione. A fine anni Ottanta invece furono una risposta sensibile-rabbiosa ai patetici macho-lustrini del glam-rock.

Ormai sono anni che il filone cinecomic ha preso il sopravvento. Possono piacere oppure no, ma rappresentano alla perfezione questo momento della Storia contemporanea dove la maggioranza crede che il singolo più fantasioso, sia esso un supereroe, un dittatore del passato o una vincita alle slot machine, possa sistemare tutto. Ci sono film riusciti alla grande come The Avengers (2012, di Joss Whedon) altri decisamente più mediocri ma sono comunque in linea con il Tempo che stiamo vivendo.

Assassinio sull'Orient Express (2017, di Kenneth Branagh) è un film che non vale la pena vedere, se non con zero pretese o giusto per passarsi una serata tra amici. Molto meglio andare a bussare alla Eagle Pictures e ordinarsi il DVD originale della già citata pellicola con protagonisti Albert Finney, Ingrid Bergman, Anthony Perkins e Sean Connery. Un film questo degna di questa parola. Dialoghi, scenografia, sguardi. Tutto. Tutto è perfetto. Un film che ha segnato un'epoca che oggi non c'è più. Ma proprio più, capito Kenneth? Saluti alla produzione.

Il trailer di Assassinio sull'Orient Express

Venezia, la locandina di Assassinio sull'Orient Express fuori del cinema Rossini © Luca Ferrari
Assassinio sull'Orient Express - Mary Debenham (Daisy Ridley) seguita da Bouc (Tom Bateman

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