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mercoledì 20 dicembre 2017

La vita è un (Il) premio

Il premio (2017, di Alessandro Gassman)
Un padre e una famiglia allargata. Un lungo viaggio in auto è un'occasione per conoscere davvero se stessi oltre ai propri vicini di sedile. Seconda regia di Alessandro Gassman, Il premio (2017).

di Luca Ferrari

Una famigli allargatissima e al centro un padre famoso in procinto di andare a Stoccolma a ritirare il Premio Nobel per la letteratura. Insieme a lui si mettono in viaggio due dei tanti figli e il fido segretario, ai quali poi si aggiungeranno altri personaggi. Tra insoddisfazioni e ambizioni pronte ad affrontare la realtà, il cosmo umano fa il suo strampalato corso fino a una conclusione che è il più romantico punto di ripartenza. Il premio (2017, di Alessandro Gassman).

Giovanni (Gigi Proietti) è un uomo colto e di successo. Nella sua intera vita ha collezionato una serie sconfinata di mogli e amanti. Nemmeno ora che gli anni si fanno sentire e la barba è sempre più canuta, è intenzionato a cambiare registro. Patriarca atipico, per niente impositivo e al contrario, libertino. I suoi figli sono sparsi in tutto il mondo e talvolta li chiama e li saluta. Ora lo attende un grande viaggio per ritirare il Nobel per la Letteratura. Di prendere l’aereo però manco ci pensa.

In partenza dunque sulla fedele quattro ruote insieme al segretario di lunga data Rinaldo (Rocco Papaleo), sono pronti a conquistare la capitale svedese quando il classico colpo della strega mette KO quest’ultimo. Di prendere un autista e passare giorni con uno sconosciuto, il capriccioso Giovanni non ci pensa proprio. Fortuna vuole che in quel momento sia passato il figlio Oreste (Alessandro Gassman), alle prese con qualche problemuccio lavorativo e coniugale.

Al terzetto si autoinvita l’invadente e logorroica blogger Lucrezia (Anna Foglietta), anch’essa figlia di Giovanni e sorellastra di Oreste. Tra i due non scorre proprio buon sangue. Se il maschio è più docile e remissivo, la donna è smaliziata e decisa a valorizzare al meglio il premio paterno per il proprio sito, a caccia di sponsor e una certa notorietà, nascondendo (chi lo sa) un certo desiderio di emulazione.

Il viaggio è più lungo del previsto, colpa di Giovanni che per andare a trovare vecchie fiamme, eccentriche anch’esse, impone strade poco battute tra imprevisti con rigidi funzionari austriaci e desideri improvvisi da realizzare. Arrivati in Scandinavia, alla ciurma si unisce anche il nipote Andrea (Marco Zitelli) e l’amica di quest’ultimo, Britta (Matilda De Angelis), italo-islandese, dalle grandi dote canore.

E finalmente si arriva lì, alla sala del Nobel dove Giovanni dopo una cena in cui l’Italia più chiassona conferma stereotipi e luoghi comuni, è pronto per un esplosivo discorso di ringraziamento. Il substrato familiare intanto è in fermento. Parole, azioni, confronti. Operazioni di pensieri e intervalli. Non esiste la matematica nello scorrere e progredire della vita umana, ma solo un infinito periodico incastonato in emozioni e reazioni imprevedibili.

Insolitamente ai miei standard di scrittura, uscito dal cinema Rossini di Venezia, sono passati parecchi giorni prima che potessi trovare la dovuta concentrazione e mettermi a scrivere. Il film di Alessandro Gassman a tratti mi era sembrato molto scontato (il papà latin lover e lo scontro italo-austriaco su tutti) ma sotto quella patina di classica Italia ho sempre avvertito qualcosa di più profondo, malinconico ma non fine a se stesso. I cerchi prodotti da Il premio non si esauriscono nel  tipico stagno ma espatriano nel vicino oceano.

Il confronto generazionale Oreste-Andrea è molto interessante, nettamente a favore della nuova generazione più sveglia e risoluta. Eppure il regista (Il nome del figlio, Se Dio vuole, Beata ignoranza) non lascia affogare i propri protagonisti nella melanconia del piangersi addosso e offre a ciascuno la possibilità di confrontarsi con i propri demoni e dunque ripartire. Per dove, lo dovrà decidere ciascuno ma si sa che quando la testa salta il proverbiale steccato, non c’è più limite alle mete che si potranno raggiungere.

Il cast funziona bene. Gassman si ritaglia un ruolo meno strabordante. Papaleo è un curioso ibrido tra un grillo parlante e Cirano de Bergerac. Anna Foglietta (Noi e la Giulia, Perfetti sconosciuti, Che vuoi che sia) è una donna che nasconde fragilità e a tratti sbruffona, ma intelligente per capire quando è il momento di cambiare rotta. Funzionali e risolutivi per la storia i due giovani protagonisti, con Matilda De Angelis (Veloce come il vento, Una famiglia) sempre più lanciata. E infine lui, il grande vecchio, Gigi Proietti. Emblema di un cinema che avrebbe dovuto osare di più.

Sono sceso dall’auto insieme ai protagonisti de Il premio (2017, di Alessandro Gassman) con un formicolio sul braccio e la schiena graffiata. Ho fatto i miei primi passi all’aria aperta e ho avuto freddo. Non mi sentivo a casa mia ma ho comunque voluto proseguire nelle mie curve. Ho continuato a correre facendo finta di camminare. Adesso sono seduto e ho voglia di ricominciare. Adesso sono in piedi e le terrazze non mi attirano. Adesso ho la certezza che Il premio riguardi anche me.

Il trailer de Il premio

Il premio - Oreste (Alessandro Gassman) e il figlio Andrea (Marco Zitelli)
Il premio - Oreste (Alessandro Gassman) e la sorellastra Lucrezia (Anna Foglietta)

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